Su “Le vite degli altri”

Ieri ho visto il film tedesco “Le vite degli altri”. Bel film. Struggente, dolente ma anche pieno di grande consolazione. Mi ha fatto venire in mente “una folla” di scene, battute, frasi di altri film e libri. In particolare mi sono ricordato di un brano tratto da uno dei romanzi più belli del ‘900, secondo me: Il Potere e la Gloria di Graham Greene, la storia di un prete fragile, vigliacco. La scena che qui mi interessa è quando ad un certo punto il prete si trova in prigione insieme ad una massa di persone tutte ammucchiate al buio. C’è una donna, una pia donna tutta casa e chiesa che si scandalizza perché un uomo e una donna si stanno accoppiando, quasi animalescamente, in un angolo della grande cella. La donna si lamenta con il prete che, però non ha più alcuna parolada dire, non riesce più a dire nulla. Scrive Greene: “Egli non poteva vederla nell’oscurità, ma poteva ricorda­re una quantità di volti dei tempi passati che si adattavano alla sua voce. Considerando con attenzione un uomo o una donna, si poteva sempre cominciare a provarne pietà… Era una qualità insita nell’immagine di Dio… Quando si erano vedute le rughe agli angoli degli occhi, la forma della bocca, il modo in cui crescevano i capelli, era impossibile odiare. L’odio era semplicemente una mancanza di immaginazio­ne. Di nuovo egli cominciò a risentire una responsabilità enorme per quella pia donna…”. Il senso del film tedesco infatti mi sembra possa essere lo stesso: se guardi il volto di un uomo non puoi restare indifferente.

Quindi mi è venuto in mente un altro bellissimo film, Collateral, con Tom Cruise che fa la parte del killer, cioè uccide dietro compenso alcune persone che nemmeno conosce. C’è un dialogo che più o meno suona così, quando uno gli chiede: “come fai a uccidere persone che nemmeno conosci?” Risposta: “e come si fa a uccidere persone che già conosci?”. 

Poi mi è venuto in mente il bellissimo film Tucker di Coppola: c’è una battuta del film quando lo zio Abe, amico e sostenitore di Tucker, gli dice: “a forza di stare accanto a te mi hai contagiato il tuo sogno”. Ecco. Il film tedesco dice questo: un uomo si trova accanto (anzi, nell’appartamento di sopra) ad un altro uomo e inevitabilmente si trova ad esserne “contagiato” 

Infine mi è venuto in mente un passo del vangelo: il giovane ricco. Sta scritto infatti che quando il giovane chiede a Gesù cosa debba fare per ottenere la vita eterna, Gesù “fissatolo, lo amò”. 

Mi sembra che stia tutto qui. Non si può amare senza fissare, non si può fissare senza amare. La contemplazione è l’azione più difficile ma l’unica che dà senso alle nostre assurde esistenze…e il film tedesco è pieno di assurdità e non-senso.. per fortuna c’è la musica, cioè la contemplazione. Non a caso la battuta di Lenin su Beethoven (“Sai cosa diceva Lenin dell’Appassionata di Beethoven? “Se continuo ad ascoltarla non finirò la rivoluzione”. Può qualcuno che ha ascoltato, veramente ascoltato, questa musica essere davvero una cattiva persona?”) è la scena-chiave del film. Buona visione a tutti!

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  1. Paolo Pegoraro ha detto:

    Beh…! Hai buttato sul tavolo una serie di domandoni ENORMI.

    Mi limito a rilanciare la tua osservazione su “Collateral”, un film apparentemente normale e invece molto insinuante. Hai notato che Cruise è l’unico europeo? Tutti gli altri – i buoni e i cattivi – sono latini, afro, asiatici ecc. ecc. Solo l’assassino – il neutrale, né buono né cattivo e per questo peggiore di tutti – sembra un uomo dell’est europeo. Quasi a dire: solo una cultura malata di nichilismo come quella europea poteva andarsene in giro per il mondo a soggiogare le altre culture con il proprio cinismo (quale omicidio peggiore di quello spirituale?) proprio perché non le conosce.

  2. Tita ha detto:

    -A forza di stare accanto a te mi hai contagiato il tuo sogno-.

    Mi piace tanto questa costatazione-affermazione, vi trovo la forza della vera testimonianza che avviene per contagio.

    Stare accanto, vivendo semplicemente il proprio sogno:
    è la bellezza del sogno incarnato in una vita, che ne consente la comunicazione più efficace.

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