Blu
Che cos’è il blu?
Il blu è il cielo, è il mare. Guardare il cielo è il gesto più naturale che si possa fare. A volte viene da sospettare che il nostro sguardo sia fatto per guardare in alto. Lo sa chi ama una città come New York e ama sapere che c’è sempre altro al di là della propria capacità di cogliere il reale con uno sguardo ad altezza d’uomo. Ma lo stesso vale per chi ama le montagne, ovviamente. Poco cambia: il picco di una montagna o la punta dell’Empire State Building si stagliano nel blu.
Siamo immersi nell’aria, cioè in un blu che non è mai “dipinto di blu” perchè è trasparenza. Ma cielo e mare ci appaiono blu. La loro caratteristica è la profondità abissale, misteriosa. Il blu è il più profondo dei colori: lo sguardo vi si può tuffare senza ostacoli e perdervisi. Dunque è il colore della profondità e dell’immersione. “La vocazione del blu alla profondità è così forte, che proprio nelle gradazioni più profonde diviene più intensa e intima“, scrive Kandinski. Solo nel blu è possibile il “dolce naufragar” di leopardiana memoria. E tuttavia qui intimità e paura sembrano toccarsi. L’immersione infatti può giungere anche all’inabissamento provocando la “peur bleu”, la “paura blu”.
Ma è anche, nello stesso momento, il colore dell’irraggiungibilità. L’ampiezza e l’illimitatezza del cielo e del mare comunicano un senso di nostalgia profonda e insanabile. Dunque è il colore dell’altezza inarrivabile: più il blu è profondo e più richiama l’idea di infinito, suscitando la nostalgia del soprannaturale. Ma proprio in quanto colore nostalgico esso può essere il colore della malinconia.
Ma che cos’è la nostalgia se non una forma di legame, in fondo? Colore della lontananza, è il colore del legame che resta aperto, tesa al raggiungimento di una meta che resta non raggiunta e proprio per questo desiderata (de + sidus, -ĕris, cioè mancanza di stelle, cioè di cielo e dunque tensione all’azzurro). Dunque il blu è il colore del legame con l’infinito, un legame fedele perché mosso da qualcosa di profondo che assorbe radicalmente.
A Parigi qualche mese fa ho visitato una mostra dedicata al pittore Yves Klein e al suo “periodo blu”. Davanti al suo blu oltremare intenso, luminoso e avvolgente, il mio occhio non era assorbito da nessun punto fisso, da nessuna figura o riferimenti tradizionali. Non restava che abbandonarsi nella sensibilità e profondità di un blu ipnotico davanti al quale la distinzione tra l’osservatore, il soggetto della visione e il suo oggetto perdeva di importanza. Il blu è fusionale. E’ il colore dello spazio infinito, che essendo vasto, può contenere tutto. E’ dunque anche il colore dell’armonia, anche musicale: “da un punto di vista musicale l’azzurro assomiglia a un flauto, il blu a un violoncello o, quando diventa molto scuro, al suono meraviglioso del contrabbasso; nella sua dimensione più scura e solenne ha il suono profondo di un organo” (Kandinsky).
Dunque nel blu convivono intimità e nostalgia, paura e senso di infinito, malinconia e contemplazione. E’ il colore del rapporto con la realtà e di tutte le sue connotazioni. Non sono forse queste, ad esempio, le dimensioni di un rapporto umano intenso? Non è questo il gusto dell’esperienza più vera?
Aveva ragione Nick Drake nella sua splendida Way To Blue a cantare:
Perché non vieni a dirmi
se conosci il cammino per il blu?
Hai visto la terra che vive nella brezza?
Riesci a comprendere una luce tra gli alberi?
La sua risposta è l’attesa:
Aspetteremo al tuo cancello sperando come ciechi.
Il blu merita questa attesa.
Scusate l’outing, ma volevo segnalarvi che ho scritto un libro. Se siete curiosi, per ogni informazione seguite il banner.
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se ti andasse di recensirlo…
Sarà per quello che dici che ho sempre amato il blu come colore? Ciao Giulia
Aspetteremo al tuo cancello, sperando come ciechi.
Non ho mai letto niente che esprimesse meglio, con la forza della sintesi, la condizione dell’uomo.
Da una parte il cancello, la prigionia, la mancanza di libertà, e la cecità, l’impossibilità di muoversi autonomamente per superare ciò che imprigiona.
Dall’altra, la risposta al cancello e alla condizione di cecità: non la tristezza né la disperazione, ma l’attesa e la speranza che alimenta l’attesa, semplicemente il
-cammino del blu-.
Grazie per questo -regalo- che leggo di mattina, guardando per caso la posta, con un occhio allo schermo ed uno al cielo che non è tutto blu ma strisciato dal bianco di nuvole sparse di questa primavera iniziata a gennaio ed interrotta tante volte.
Scusatemi, rileggendo mi sono accorta di un mio errore:
-cammino per il blu-, non -cammino del blu-
Mi sembra una cosa non da poco quel -per-
tita
Se il blu è cielo, l’azzurro ha virtù consolatorie, da sempre desta sguardi grati, quell’intimo “…menomale che ci sei !”. Anche la pozzanghera, dopo il temporale, tinta di luce e di cielo, ha sapore di dono. Tanto felice quanto inatteso e insperato.
Poi c’è il blu notte… il mistero. Morbido. In cui naufrago.
Mi rotola in braccio l’ultimo raggio di luna… ha con sé la promessa dell’alba
Il blu è il mio colore.Sono felice quando guardo il mio mare che spesso è bleu e le onde quando è agitato accompagnano il blu alla schiuma bianca. Quell’ondeggiare e quell’alternarsi di colore è per me una bellissima musica che da gioia al mio cuore, alle mie orecchie, ai miei occhi.
Se esco di casa la mattina e sono stanca o preoccupata appena guardo il profondo blu del cielo subentra in me una grande serenità
Se devo acquistare un vestito è blu, una camicetta è a fiori celeste e blu. Il mio medico omeopata dice che chi ama il blu è bisgno d’affetto. Chi è la persona che non è alla ricerca dell’affetto degli altri? certamente non avrebbe un cuore.
Sono perfettamente d’accordo con domenica. Questa è la società “dimmi se hai un problema che scappo”. Se doni te stesso/a ti dicono pure che lo fai perchè hai bisogno d’affetto. Lo trovo un pensiero “cattivo” ed infarcito con una buona dose di malignità. Ma i “cinici” sono alle porte quindi attenti voi di cuore.. Forse aveva ragione Nietsche quando diceva “a certa gente non devi dare la mano ma la zampa, e fa che la tua zampa abbia anche artigli!”. Non ad essere tragica ma realista, non sarebbe meglio scegliere la libertà della tenerezza? Invece no, dobbiamo scegliere la moda, le bionde, gli occhi azzurri, il cellulare ultimo tipo da cambiare ogni mese, la “tipa che fa colpo”, l’apparenza di tutto. E chi vuole di più chi è? Un pazzo senza armatura, un vero che sembra uno sfigato, l’apostrofo di bronzo che ebbe il coraggio d’apostrofare l’incredibile. Il blu del cielo e del mare che si abbracciano all’orizzonte… La società ha bisogno di persone che ritrovino se stesse e che bramano ancora l’entusiasmo di un dialogo aperto, di una carezza o di un bacio. Ma quale bisogno d’affetto? Questa è la necessità dell’amore che non è necessità è vita. Dobbiamo riscoprire la dignità e l’onore. Dedicato a chi lo chiama “bisogno d’amore”: Meglio il bisogno d’amore che il niente infarcito di oggetti superflui da considerare inevitabilmente superati dopo 2 mesi. Ma “l’Uomo” che fine ha fatto? M.
LO CHIAMANO BISOGNO D’AFFETTO
Gli incapaci
lo chiamano
bisogno d’affetto
perchè per loro
è inconcepibile
chi per viver
dona se stesso.
Allora per protegger
se stessi dallo sforzo
dell’accrescimento
interiore,
giocano a voltagabbana
con la vita
del cuore.
Lo chiamano
bisogno d’affetto
e te lo dicono
sul più bello,
così che ti bloccano
il flusso di coscienza
perchè era la
tua rosa
tra le dita
che portavi
a festa.
Sorridono, ridono,
si voltano di spalle,
come nel tradimento
perchè te lo dicono
poi non parlano
più, loro ascoltano
soltanto la tua reazione.
Hanno un disperato
bisogno di quella
stramaledetta reazione
per capirti,
perchè non cercano
dentro se stessi
la tua stessa emozione.
E quell’Amore
tanto denigrato
sporcato, infangato,
offeso, ferito, malpagato,
sapessero Loro
cosa realmente
significava!
Potesse il cuore
ritrovare il suo corso
e il cielo perdonar
l’abuso, che rese
l’ultimo angelo
il martire e la
terra silenziosa
e spoglia,
l’ultima sera
prima di un
nuovo giorno.
M.
un bravo di cuore a M.Lascia stare Nietsche;ama senza paura ma con prudenza perchè il nostro cuore è una perla e non si danno le perle ai porci.Non essere diffidente se sei tu il primo a sorridere gli altri ti risponderanno con un sorriso. Il pessimismo non serve per inserirsi bene nella società. Non voglio fare a nessuno la predica ma parlo per esperienza perchè credo di avere più anni di te.
A Marica dico bellissima la tua poesia non sono capace di scrivere poesie altro sì.Non mi credo però incapace di amare. Ho tanto amato nella mia non breve vita ed ho anche tanto sofferto ed ho dato sempre me stessa nel lavoro facendo sempre molto di più di quello che mi si chiedeva e sai perchè? “Amavo”. Non ho mai giocato con il cuore degli altri non me lo perdonerei. Senza un cuore capace di grandi possibilità la nostra vita ci morirebbe in mano e così il suo senso.Il cuore chiede di avere un orizzonte grande come l’oceano e vasto come le praterie. Se ho dato 10 senza chiederlo e senza aspettarmelo ho avuto 100 e mi è venuto tanto amore e tanto affetto da persone meravigliose e che abitano molto lontano dalla mia città. Ci incontriamo appena è possibile e non vediamo l’ora di poterlo fare, usiamo il telefonino per sentirci oppure per mandarci gli msm oppure la posta elettronica ed ogni incontro arricchisce entrambi.Coraggio Marica dona e ti sarà ampiamente dato. Domenica o meglio Mimma
Grazie Mimma, ricomincio da te: una rosa.
M.
Le tue parole descrivono il mio blu, il colore che ho amato per primo.
Un abbraccio blu e un grazie blu
Titti
grazie a Marica per la rosa e grazie a Titti per l’abbraccio
come vorrei conoscervi personalmente; da quale città scrivete?.
Molto affettuosamenet Mimma
Io sono di Roma. Titti non so. M.